Quando parliamo di moneta elettronica o di pagamento cashless, la maggior parte delle persone tende naturalmente a pensare alle carte di credito e ai sistemi POS, uno standard diffuso e ormai reso praticamente obbligatorio anche in Italia – sebbene non senza le usuali polemiche – per chiunque gestisca un negozio o un’attività di vendita. Tuttavia, è attraverso altri dispositivi che transita l’inevitabile futuro dei pagamenti

Ci riferiamo ai nostri inseparabili smartphone, diventati nel corso degli ultimi tre lustri una vera e propria estensione digitale delle nostre persone fisiche. Ma anche agli smartwatch, accessori tecnologici che stanno pian piano entrando nelle nostre vite e che sono destinati a diventare a loro volta uno standard imprescindibile. Ma come si può pagare con questi dispositivi nei negozi? E soprattutto, sono davvero così sicuri?

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Come funzionano i pagamenti tramite dispositivi smart

Acquistare un oggetto in un negozio retail e pagarlo con il nostro smartphone è possibile grazie alla tecnologia NFC: questa sigla, acronimo di Near-Field Communication, identifica un chip – situato nella componentistica interna dei nostri dispositivi – che consente a due terminali di comunicare nel momento in cui si trovano in prossimità l’uno dell’altro. La distanza massima per permettere la connessione è di 4 centimetri e la trasmissione è del tutto criptata: ciò rende questo sistema non solo pratico, ma anche molto sicuro.

Questo sistema di pagamento e di scambio dati è il medesimo adottato dalle grandi metropoli mondiali per i pagamenti dei trasporti pubblici, e che sta finalmente arrivando anche in un paese storicamente contrario alle innovazioni come il nostro: il procedimento è dunque più che avviato e chiunque dovrà farne i conti più presto che tardi. La tecnologia NFC, dopotutto, è ben più veloce e immediata della classica carta con il chip ma anche delle più recenti contactless: lo smartphone è sempre fra le nostre mani e lo smartwatch lo portiamo addirittura al polso.

L’unico limite di questa tecnologia risiede nel modello del nostro telefono o dell’orologio; solo i più recenti, infatti, sono muniti del chip NFC. Nel momento in cui ne avremo confermato la presenza, sarà sufficiente scaricare l’app in base al proprio dispositivo: per gli iPhone sarà necessario munirsi di Apple Pay mentre per gli smartphone basati su Android bisognerà procurarsi Android Pay. Fatto ciò si dovrà creare un portafoglio virtuale, il cosiddetto wallet, nel quale caricheremo i dati delle nostre carte di credito.

Ricevere un pagamento effettuato tramite smartphone

Se per un acquirente effettuare un acquisto con il proprio dispositivo elettronico è un gioco da ragazzi, per il venditore la questione non è affatto più complessa. Così come il primo può utilizzare lo smartphone per pagare, il secondo potrà usare il suo per ricevere il denaro grazie a un terminale POS mobile. Quest’ultimo potrà essere abbinato a un qualsiasi smartphone iOS o Android con un’operazione rapida e indolore: basta attivare il bluetooth, attendere che il terminale venga rilevato dal nostro smartphone e confermare la connessione.

In alternativa, chiaramente, si potrà utilizzare un canonico terminale POS; nel momento in cui l’acquirente dovrà effettuare il pagamento, gli basterà avvicinare il proprio dispositivo al terminale e attendere che la transazione venga completata. Questo sistema è conosciuto come Mobile Proximity Payment e rappresenta senza grossi dubbi il futuro degli acquisti nei negozi retail: la velocità, la comodità e la sicurezza l’hanno già reso uno standard; è bene sottolineare che nessun codice o PIN viene richiesto per le transazioni al di sotto dei 25 euro.

Un’alternativa probabilmente di stampo intermedio e destinata a lasciare spazio alla tecnologia NFC, ma che diversi commercianti già utilizzano, risiede nell’uso dei codici QR. Questi caratteristici codici a matrice, composti da moduli quadrati neri disposti su uno spazio bianco, si possono utilizzare anche come strumenti di pagamento: se il venditore espone il proprio QR (stampato su carta o proiettato su un monitor), l’acquirente potrà fotografarlo con il proprio smartphone per avviare la procedura di trasferimento di denaro.

Apple, Android e Samsung: le app per dire addio al contante

Le app più utilizzate per le transazioni NFC appartengono ai grandi colossi della tecnologia: Apple Pay è la prima ad essere stata attivata in Italia, nel 2017. Si può installare sui modelli di iPhone dal 6.0 in poi ed è in assoluto una delle più scaricate; una volta registrata la propria carta di credito, al momento dell’acquisto bisognerà sfiorare con il proprio dito il sensore che darà il via alla transazione. Questo sistema di riconoscimento è stato sostituito, nell’iPhone X, da un sofisticato sistema di riconoscimento facciale.

Al secondo posto c’è senza dubbio Android Pay. Il suo funzionamento non è molto dissimile dal concorrente della Apple e prevede sempre l’inserimento dei nostri dati ed una verifica da effettuare al pagamento, questa volta a livello biometrico: si può scegliere se dovrà essere una scansione dell’impronta digitale, il riconoscimento del volto oppure un semplice codice di sblocco. Il più grande vantaggio di questo sistema risiede nella sua estrema compatibilità, grazie all’estrema diffusione di smartphone e smartwatch basati su Android.

Ultimo arrivato, sia dal punto di vista cronologico che da quello alfabetico, Samsung Pay. La multinazionale coreana non ha perso molto tempo nell’affacciarsi a questo mercato e dalla nascita del suo smartphone di punta S6 ha deciso di sfidare la concorrenza con il proprio sistema di pagamento. Identico in tutto e per tutto ai due sopracitati, fa del suo punto di forza l’enorme base installata dei suoi telefoni. Insomma, è davvero giunto il momento di attrezzarsi e di scegliere l’app che più fa per noi: il futuro del pagamento elettronico è già qui.